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8 settembre 2012

Vintage


Come mi piace andare dalla parrucchiera. Stare lì a farsi coccolare un po’ i capelli, ascoltare le signore che parlano della cugina della suocera della Luisa che ha avuto un figlio e poi il marito è scappato, poverina. Stai lì ed ascolti in attesa del tuo momento. Perché prima o poi vieni interpellata anche tu. E se non ti inserisci nel discorso perché obiettivamente non te ne frega niente se è morto il dottor Ubaldi, nemmeno lo conoscevi, sai con certezza che quando sarà il tuo turno, dopo essere passata dal lavatesta, avrai anche tu i tuoi minuti di chiacchierata privata con la tua trincia-criniere di fiducia. Un caffè lo gradisci? No non lo bevo mai, grazie.
Bigodini, shampoo e spazzole, però, non sono solo covo di pettegolezzi di paese tra ultra cinquantenni (perché ci sia anche io lì dentro ancora mi sfugge) molto impegnate ad andare al mercato. A me piace osservare, come sempre.
Si può sempre trovare lì in mezzo qualche non avvezza ai ceti che se ne sta lì, sfoglia la sua rivista e ogni tanto si guarda intorno. E mi piace cercare di capire cosa starà pensando.
C’è quella con lo sguardo assorto che sicuramente starà architettando cosa preparare a pranzo. C’è anche quella agitata per il matrimonio della figlia, seduta vicino a quella che, invece, di matrimoni ne ha già avuti sei e ora l’unica sua preoccupazione è avere i capelli cotonati. Rosso vermiglio. E poi c’è una signora con la tinta in posa e il casco sopra alla testa, da giovane dev’essere stata bellissima: i lineamenti così fini, lo sguardo gentile; ora si notano i segni dell’età che avanza, le mani un po’ rovinate dal lavoro e un velo di malinconia nei suoi occhi quando, specchiandosi, segue la linea delle sue rughe con un dito.
E allora ecco che una semplice mattinata in cui l’unico pensiero era uscire e tornare a casa con qualche centimetro di capelli in meno, si trasforma in un viaggio dentro la mente di qualcuno che un giorno potresti essere tu.

Ammesso che tu non sia già vecchia dentro come me, anzi un po’ retrò.

E a proposito di retrò, qualche giorno fa ho testato un locale niente male in quel di Genova, tanto decantata qualche post fa proprio qui.
Se capitate in via Malta, proprio dietro via XX Settembre vi auguro di imbattervi in questo piccolo angolo anacronistico, per gli amanti del jazz il venerdì sera musica live (ovviamente quel giorno era sabato).

Seppur molto giovani, molto professionali i ragazzi dello staff, oltre ad essere simpatici.
Entrando incontrate una vetrina che espone il pesce fresco che vi attenderà durante la cena: molti piatti, infatti, cambiano a seconda del pescato giornaliero e questo non è così scontato in tutti i ristoranti purtroppo. Pertanto ci tengo a farlo notare e ad elogiarlo.
L’ambiente, come anticipavo, presenta alcune caratteristiche ‘vintage’ negli arredi, tra cui un bellissimo soppalco piuttosto intimo (io ho avuto il piacere di cenare proprio lì).

Ma veniamo alle vivande!

Tra gli antipasti un buonissimo battuto di pesce del giorno, in questo caso ricciola, accompagnato da verdurine croccanti e citronette (vi portano anche la salsa di soia da aggiungere, ma la trovo superflua)


Buona anche questa coda di rana pescatrice in gabbia di porro con riso saltato al barolo


Diciamo che il porro serve giusto a dare un po’ di colore così come la salsina di pomodoro (non ben decifrata) che guarnisce il piatto, il riso piuttosto croccante con una punta di acido contrasta molto bene la delicatezza della coda di rospo.
Passando ai secondi, buona la tagliata di tonno alle erbe con composta di cipolla rossa



Forse fin troppo abbondanti le erbette che tendono un po’ ad invadere il gusto del tonno, cottura perfetta neanche a dirlo e se proprio vogliamo cavillare un po’ esagerata la dolcezza delle cipolle.
Molto buona la millefoglie di palamita con vellutata di zucchine e pomodoro disidratato


Non so perché ma è raro trovare questo pesce tra i piatti di un ristorante, forse un po’ sottovalutata è invece un ottimo sostituto del tonno, oltretutto habituè del nostro mare.
Fantastica croccantezza della pasta fillo insaporita da una sorta di panatura non ben intuita ma gustosissima.
Dulcis in fundo un buo-nis-si-mo biancomangiare alla mandorla in cestino di lingua di gatto


Il tutto accompagnato da un Greco di Tufo Cutizzi dei feudi di San Gregorio, vino nobile che mi piace proprio tanto.
Bravi, bravi, bravi! E il conto assolutamente adeguato. Vi dirò, sarà sicuramente per la mia spiccata simpatia, ma mi hanno pure fatto lo sconto.

E adesso una canzone dal gusto retrò, per non farci mancare nulla!

2 commenti:

  1. Spiccata simpatia?!?!?! Ma cosa fai credere ai lettori? XD entra nella top ten degli articoli pubblicati grazie al mio caro Greco di tufo... e alla donna dal parrucchiere...

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  2. gentilissimo e soprattutto IRONICO

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